Andrea, sposo a pieno cio' hai citato " PASSIONE ".
Alfa e Lancia in passato vantavano grandi doti sportive, protagoniste nel mondo delle corse sfornavano delle incredibili purosangue storiche ancor oggi ambitissime dai collezionisti.
Le ultime vere Alfa Romeo prodotte restarono l' Alfetta, la75 Turbo Autodelta e la GTV, una sportiva strepitosa.
Questi modelli furono purtroppo gli ultimi a mantenere la forte personalita' e l'inimitabile sound del rombo alfa.
Da quando in Alfa e Lancia subentro' Fiat tutta la magia finì.
Si permisero addirittura di ritirare Lancia dai rally.
Lancia scrisse la storia del Rally con la Fulvia, la Stratos, la 037 e il deltone, macchine che vinsero molti campionati del mondo proclamandosi indiscusse dominatrici.
Per me la passione per i due marchi italiani finì definitivamente in quegli anni.
Oggi purtroppo delle storiche e leggendarie automobili sportive di un tempo resta solo il triste e nostalgico ricordo di chi le ha vissute.
Attualmente sono restati solo i due marchi e nulla di piu' perchè i prodotti commercializzati non hanno nulla a che vedere con lo spessore di quel tipo di vetture del passato dove la storia, la passione, l' anima e il carisma erano caratteristiche preponderanti.
Chi ne ha posseduta almeno una sa a cosa mi riferisco.
Oramai l' Alfa Romeo e la Lancia restano solo un lontano ricordo.
Il bimbo col capottino.Brescia, Dicembre 1971, era mattina presto poco piu' delle ore 7,00, a quell' ora c'era ancor buio e faceva molto freddo, la città iniziava come ogni giorno a risvegliarsi, i primi rumori interferivano con il silenzio della notte ormai trascorsa.
Lo scenario si apriva come per magia con le prime e timide luci di alcuni bar che diffondevano nell'aria fredda il caldo profumo di caffè ai tempi accompagnto con l' inmancabile Buondì Motta, un rito del buongiorno per tutti.
Un Bimbo di circa sei anni passeggiava in Via Zadei per mano al papà.
Indossava un capottino oramai corto di maniche e stretto al quale la mamma aveva spostato i bottoni per poterlo usare ancora un annetto, in testa aveva una buffa ma calda berretta azzurra in lana dalle dimensioni esagerate peche' come diceva la nonna Tina che l'aveva cucita, doveva durare qualche anno siccome era lana "buona".
A spalle teneva la rigida cartella con tanto di abecedario, astuccio, quaderno a quadretti grandi e la letterina di Natale da imbucare.
Nella letterina il bimbo desiderava una macchinina sportiva a sorpresa, qualche dolce e nulla di piu' viste le scarsissime possibilita' economiche dei tempi.
Passeggiando padre e figlio arrivarono in prossimita' del negozio di forneria e salumeria da Carlo.
Nonostante il freddo di quella mattina e il nasino molto arrossato era incredibile il profumo di pane che
si percepiva lungo la via, talmente piacevole che infondeva a tutti i passanti una vivace senzazione di calore e benessere.
Il fornaio Carlo era un uomo sui sessant' anni, basso molto tarchiato con le dita ingiallite dal fumo, indossava degli occhialoni neri e spessi, quando li levava per scherzare ricordava mr. Magoo.
La sua voce poderosa associata ad una risata molto dinamica lo rendevano simpatico a tutti.
Giunto al negozio il bimbo entrò con il papà per comperare la merendina della ricreazione scolastica, come spesso accadeva c'erano bimbi più agiati economicamente che si facevano preparare l'ambitissimo panino con il prosiutto.
Mentre Carlo affettava il crudo per i clienti piu' fortunati il bimbo non distoglieva lo sguardo da quella appetitosa specialita'.
Quando arrivo' il suo turno prese la merendina di fattezza ben piu' economica e con orgoglio la introdusse in cartella.
Era la bustina con il "Bric" un mini panino al latte con una spolverata di zucchero.
Per lui era comunque una signora merenda.
Sempre per mano il bimbo e il papà proseguirono verso la scuola e si fermarono davanti alla cassetta postale per imbucare la letterina dei desideri natalizi.
Il bimbo mentre la imbucava era agitatissimo e gioioso nel cuore perche' viveva in una famiglia che gli trasmetteva molto amore.
Giunto davanti alla scuola prima che i due si salutassero un amico del padre li chiamo' per fargli vedere un' automobile, incuriositi lo seguirono subito nel parcheggio a fianco alla scuola.
Restarono stupiti dalla bellezza e dal rombo di una macchina incredibile, L'Alfa Romeo 1750.
Bianca, con il volante in radica, interni sportivissimi, un'auto da sogno.
L'amico del padre si chiamava Ottavio e lavorava come meccanico in una delle piu' importanti officine di Brescia. Si occupava principalmente di Alfa Romeo e Lancia, i due marchi ai tempi erano sinonimo di sportivita' e alta qualita'.
Prima di andarsene Ottavio li invito' a presentarsi il pomeriggio dopo la scuola presso l'officina dove lavorava per vedere, le altre automobili sportive dei clienti.
Il bimbo durante l'orario scolastico non vedeva l'ora che arrivasse il pomeriggio per ammirare i bolidi.
All' uscita della scuola il papa' lo attendeva con il sorriso e dopo una pacca sulla spalla montarono sull' autobus in direzione dell'officina.
Giunti a destinazione entrarono e Ottavio in un ambiente surreale mostro' al bimbo e papa' dei gioielli irripetibili, l' Alfa Gt, la Lancia Fulvia HF, e la Zagato, una delle piu' belle automobili sportive prodotte in Italia.
Il rombo della Alfa Romeo 1750 durante la carburazione era fantastico, l'odore di officina e l'atmosfera che avvolgeva i due ospiti rese quell'occasione indimenticabile, in quegli anni l' Alfa Romeo si distigueva da ogni altra autovettura per il rombo particolare del motore, pieno, possente, aggressivo, un suono inimitabile.
Dopo intensi minuti di magia e stupore per il bimbo e il papà giunse l' ora di fare rientro a casa.
Fu così che da quel giorno il bimbo grazie al rombo di quell' Alfa Romeo imparo' a distinguere e apprezzare l' ANIMA delle vere auto sportive.
Era il piu' bel regalo di Natale che potesse desiderare e ancora oggi lo porta dentro di se.
Ah ! dimenticavo, sapete che automobilina gli portò Babbo Natale la notte del venticinque dicembre?
Una Chaparral 2F rossa.... che ancora oggi custodisce gelosamente.
Grazie Alfa Romeo e Lancia per avermi fatto sognare sin da piccino...
Roby.